Nel mio libro “Guariti per amare” ho esaminato i comportamenti di numerosi narcisisti patologici e ho realizzato che il loro comportamento è stereotipato e riconducibile a fasi fisse. Le ho elencate ed esaminate, arricchendole con le testimonianze di persone provenienti dai più diversi ceti sociali e culturali, da ogni parte d’Italia e da alcuni paesi europei.
Grazie alle loro storie, ho quindi potuto affermare con un un buon margine di certezza che i narcisisti patologici adottano comportamenti simili e per questo sono facilmente riconoscibili (almeno quelli overt).
Continuando lo studio delle dipendenze e delle personalità dipendenti, tuttavia, mi sono resa conto che anche le vittime si assomigliano. Si assomigliano perchè condividono il medesimo sistema di credenze e quindi si comportano e pensano allo stesso modo.
Recentemente ho fatto amicizia con un ingegnere aerospaziale che vive tra Olanda, America e Italia: è una persona totalmente diversa da me per background culturale, esperienze lavorative, modo di vivere. Eppure, nel raccontarci reciprocamente, le nostre esperienze si assomigliavano moltissimo, incredibilmente. Ci è sembrato più volte che avessimo vissuto vite parallele, che avessimo conosciuto persone identiche, sia pure di sesso opposto, con cui abbiamo intrattenuto relazioni depauperanti d’abuso. Ma soprattutto, di fronte a problemi simili, abbiamo reagito allo stesso modo, abbiamo pensato allo stesso modo, abbiamo sperato che, continuando a sopportare e a essere accondiscendenti, l’altro/l’altra sarebbe cambiato/a. Abbiamo pensato che non avessimo il diritto di difendere i nostri capitali e i nostri confini, ma li abbiamo consegnati all’altro, quasi come merce di scambio per ottenere briciole d’affetto.
Ascoltando la storia del mio amico e raccogliendo le confidenze di altre persone che ho incontrato nel corso delle presentazioni del mio libro, ho scoperto che, se i narcisisti compiono sempre le stesse azioni allo scopo di usare l’altro a proprio piacimento, anche le vittime si comportano sempre allo stesso modo, pensano sempre gli stessi pensieri, che si possono condensare in un’unica frase: «Io non sono abbastanza» e in un’unica speranza: «Se gli/le do tutto, allora sarò degno/a di essere amato/a».
Come se ne esce?
Per me è stato importante comprendere che entrambi i comportamenti, quello del narcisista e quello della vittima, sono strategie infantili per superare esperienze traumatiche di abbandono, rifiuto, umiliazione, eccetera. Sono state le strategie che la nostra psiche, quando eravamo piccoli e vulnerabili, ha escogitato per sopravvivere.
Ma ora non siamo più piccoli e bisognosi. Ora siamo adulti. Possiamo smettere i comportamenti automatici e assumerci la responsabilità del nostro benessere e della nostra felicità.