E’ la domanda che mi fanno più frequentemente ogni volta che parlo di narcisismo patologico e racconto la mia storia.
Già. Come si fa a parlare serenamente di una delle esperienze peggiori che possano capitare nella vita, quale è l’esperienza di abuso narcisistico?
Guardare con distacco, con un sorriso, ciò che ti è successo, provare un senso di compassione per il carnefice che per poco non ti ha ucciso con la sua crudeltà, le sue ritorsioni, le sue menzogne, i suoi tradimenti, la sua violenza, anche solo verbale, può essere difficile all’inizio.
Quando però ci si addentra nella propria storia personale, grazie al lavoro terapeutico, senza fuggire di fronte alle ferite inferte nell’infanzia, guardando in faccia il dolore delle prime esperienze negative che è ancora tutto intero, in attesa di essere visto, curato e amato, allora cambia tutto.
Si può scoprire che l’abuso è solo un episodio e che la vita ha in serbo per noi molto altro.
Ci si può rendere conto che ciascuno di noi è molto più di quello che si è raccontato finora, che ha un potere e una bellezza illimitati, che ha un valore inestimabile.
Scoprire il proprio valore, la propria bellezza, significa smettere di considerarsi vittime degli eventi, delle circostanze e delle persone, significa assumersi la responsabilità di essere potenti, forti, meravigliosi e di essere venuti sulla terra per fare la differenza, per lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato.
A poco a poco cresce l’autostima e la fiducia nei nostri mezzi, mentre diminuisce drasticamente il rancore nei confronti di chi ci ha fatto del male, perchè non può più raggiungerci.
Ormai siamo lontani, siamo guariti, siamo salvi.
Ecco perchè parlo dei tragici eventi passati con nonchalance: ho capito che senza quella persona che mi ha fatto del male, forse io non avrei mai scoperto le cose meravigliose che ho scoperto su di me e sulla versione migliore che voglio diventare.
Ora so, anche grazie a lui, che posso essere quella persona.