Il determinismo meccanicistico ha affermato che a ogni causa corrisponde un effetto e questa è una legge che ci siamo bevuti per secoli, qualcosa che sembrava talmente logico e ineluttabile da credervi a prima vista.
Gli studi più recenti in campo scientifico, dalla fisica quantistica all’epigenetica, hanno posto seri dubbi sulla veridicità di quello che sembrava un dogma. La vita stessa, con i suoi accadimenti, sembra prendere una direzione opposta e smentire il fatto che ogni effetto derivi da una causa occasionale esterna.
Io stessa mi sono resa conto, nella mia limitata esperienza, che il mondo reale è solo manifestazione di quanto è già accaduto in un’altra dimensione. Gli psicologi lo chiamerebbero “inconscio”, gli scienziati “campo energetico” o “quantico”. Probabilmente tutti e tre i termini sono sinonimi di una realtà parallela, derivante dall’energia dei nostri pensieri più profondi. Questa realtà è più incisiva e creatrice di quella fisica, in cui i fenomeni semplicemente si rendono visibili.
Sta di fatto che, studiando le testimonianze incluse nel libro “Guariti per amare”, ho scoperto che una vittima è tale ben prima che arrivi il suo carnefice. Un abusato non si connota come tale per essere incappato in un’esperienza narcisistica, bensì per aver sviluppato una personalità che ritiene di non meritare amore, di non essere all’altezza, di essere sbagliato. E’ il suo sentire ad attrarre l’esperienza devastante, che conferma quanto già esiste in nuce nei suoi pensieri: e cioè il fatto che meriti di essere abusato, sfruttato, umiliato, tradito, a volte percosso e aggredito, spesso fino alle estreme conseguenze.
Ho letto tempo fa che in America un cannibale ha messo un annuncio, al quale hanno risposto alcune donne, le quali hanno accettato di essere uccise e mangiate. Si sono presentate spontaneamente al loro folle assassino e lui si è difeso dicendo appunto che non aveva costretto nessuna di loro. Questo tristissimo episodio dimostra praticamente quello che già avviene a un altro livello: la vittima si “consegna” a colui, o a colei, che ne farà scempio, perchè, ben prima di incontrarlo/la, nutre un senso di sfiducia nei suoi mezzi e nei suoi sentimenti, forse anche disprezzo e vergogna per essere così com’è.
Come uscirne allora? Come invertire la rotta?
Io ci sono riuscita cambiando i miei pensieri autosabotanti, o intercettando quelli che non sono riuscita a cambiare, per scegliere di non darvi credito. Non è vero che sono sbagliata, che non merito amore, che dovrei vergognarmi dei miei errori per l’eternità.
Io vado bene così come sono.
Ho cominciato a coltivare la fiducia nei miei mezzi, ho preso a consolarmi quando sono triste e incoraggiarmi ogni volta che avrei potuto fare di meglio. Soprattutto oggi do valore a quello che provo, alle mie convinzioni, alle mie decisioni, che trovo sempre più il coraggio di affermare con calma e assertività.
Questo cambio di pensieri ha “magicamente” fatto arrivare degli eventi e delle persone positive nella mia vita, che oggi è interamente la vita che voglio vivere, mentre fino a poco tempo fa mi guardavo allo specchio domandandomi dove fossi finita e chi fosse quell’estranea davanti a me. Aver ritrovato me stessa è la chiave della mia felicità, di cui sono l’unica autrice: ho fortemente voluto essere felice!