Quante altre donne, come la giovanissima Giulia, ritrovata ieri, devono essere assassinate prima che ogni donna superstite si renda conto che deve prestare maggior attenzione al proprio istinto che non al senso di colpa?
L’istinto vi ha suggerito di chiudere una storia che non vi convince più? Bene, allora chiudetela, siate chiare e determinate e non se ne parli più.
Purtroppo per noi donne la semplicità è complicata.
Molto spesso ci facciamo prendere dal senso di colpa e dall’illusione di avere tutto sotto controllo. Sono questi due fattori, del tutto sbagliati, a concedergli un ultimo incontro.
L’ultimo e basta.
Ognuno dirà le sue ragioni e poi sarà libero di andare per la sua strada.
Quell’ultimo appuntamento chiarificatore si rivela fatale in quasi tutte le storie di femminicidio.
La vittima, animata da un sentimento di compassione (il carnefice sa far leva sul senso materno della sua sensibile ex partner) e manipolata a dovere con parole, promesse e forse anche lacrime, si convince a incontrarlo un’ultima volta.
Nessuno di noi sa come si passi da un incontro chiarificatore a una trappola mortale, ma si può facilmente intuire: lui cerca di convincerla, lei non cede; lui si giustifica, lei attacca, e lo fa sbroccare. Oppure forse lei è gentile, ma distante; è comprensiva ma determinata, e lo fa sbroccare. Oppure non è necessario farlo uscire di testa, perchè lui è venuto a quell’appuntamento con il chiaro proposito di farla fuori. Ha già preordinato tutto da tempo. O forse ha deciso all’ultimo minuto.
Non si sa.
Quello che si sa è invece l’epilogo tragico, il macabro ritrovamento del corpo senza vita di un’altra donna.
Ogni volta che una donna scompare, purtroppo, tutti, parenti ed estranei, temono che per lei non ci sia più nulla da fare.
Da anni ormai non si cerca più il killer solitario e sconosciuto che aggredisce le donne all’angolo di una squallida strada buia, come Jack Lo Squartatore.
No, si indaga subito l’alibi del marito, del partner, del compagno, del fidanzato, dell’ex. L’assassino è quasi sempre lui.
E non assomiglia per niente a come si immagina fosse Jack lo Squartatore. Non è brutto, laido, repellente. E’ di aspetto gradevole, invece, educato, elegante, dai modi gentili, affettuoso e premuroso, colto persino.
I vicini sono pronti a giurare che no se lo sarebbero mai aspettato…
“Lui non è così cattivo”, mi ha detto la ragazza sconosciuta a cui ho cercato vanamente di salvare la vita.
“Lo conosco bene, non è quel tipo di uomo”, avranno detto tutte le donne morte per mano dei loro partner.
Ma come fai a conoscerlo bene? Sei dentro la sua testa? Conosci i suoi percorsi mentali? Sai quali sono i suoi veri valori?
Se fosse l’uomo dei sogni non l’avresti mai lasciato, no?
E che le donne assassinate avessero ragione di voler lasciare i loro uomini non ci sono dubbi.
Supplico quindi a mani giunte ogni donna che vuole lasciare il suo compagno di non cedere alla richiesta di un chiarimento, di prestare attenzione alle occasioni in cui lui ha avuto un accesso di rabbia, un tono o un comportamento violento.
Perchè l’omicidio non nasce ex nihilo: ci sono sempre delle avvisaglie.
Se l’istinto vi suggerisce di stare lontane da quell’uomo, per motivazioni inconsce talvolta incomprensibili anche a voi stesse, non minimizzate il vostro sentire, imparate dalle tragedie che accadono sempre più frequentemente nelle case altrui a essere prudenti, per evitare che accadano nella vostra, che accadano a voi.
Siate caute e diffidenti, per quanto possibile.
E non esitate a chiedere aiuto.
La società non ce la fa più, le donne non ce la fanno più, le famiglie non ce la fanno più, io non ce la faccio più a piangere per un’altra vita spezzata che poteva essere lunga e radiosa.