Il quasi centenario filosofo e linguista americano Noam Chomsky è noto alla maggior parte della gente non tanto per aver inventato la “grammatica generativo-trasformazionale” (che rappresenta il maggior contributo alla linguistica teorica del XX secolo), quanto per una storiella sullo stile delle favole di Esopo e di Fedro, che raggiungevano finalità etico-morali partendo dall’osservazione del comportamento animale.
Nel suo famoso esempio, Chomsky immagina di immergere una rana in una pentola di acqua fredda e metterla sul fuoco a fiamma bassa: la rana, secondo lui, prima nuoterà a suo agio, non rendendosi conto di essere in pericolo. Quando l’acqua diventerà tiepida, la rana avvertirà un maggior comfort e quindi continuerà a sguazzare tranquillamente. Man mano che l’acqua si riscalderà, la rana comincerà a sentirsi “strana”, ma, al contempo, anche più debole e quindi non ce la farà a uscire. Alla fine l’acqua bollirà, inevitabilmente, e la rana morirà, cotta dentro la pentola senza opporre resistenza.
Se fosse stata messa subito in una pentola di acqua bollente, avrebbe di certo fatto un salto per salvarsi e invece con questa modalità di cottura a fuoco lento è destinata a soccombere.
Questo esempio di Chomsky intende spiegare il sentimento di supina quiescenza, con cui la maggior parte della gente accoglie le manipolazioni graduali dei media, l’impoverimento etico-morale e il degrado della società, ritrovandosi in una realtà completamente diversa da quella auspicata senza quasi accorgersene e senza ormai poter fare nulla per sottrarvisi.
La rana bollita di Chomsky mi sembra l’esempio ideale anche per illustrare una modalità che ha contribuito a incentivare negli ultimi anni la violenza domestica, fisica e psicologica.
Quando ci si imbatte in un narcisista patologico, la vittima di turno spesso non si rende conto di aver incontrato una persona pericolosa, perchè l’approccio del narcisista è sempre grandioso: il LOVE BOMBING, cioè la prima fase della struttura relazionale tossica, di cui ho parlato diffusamente nel mio libro “Guariti per amare”, prevede letteralmente, da copione, un “bombardamento” di attenzioni nei confronti della vittima designata. E lei ( o lui), che magari sta vivendo una fase difficile di solitudine e problemi vari, ci casca, illudendosi che tutte quelle premure siano il viatico celeste per il suo cuore ferito.
Nessuna delle vittime (uomini e donne, non c’è differenza) si accorge che sotto quegli atteggiamenti che la fanno sentire così bene c’è un fuoco acceso: il fuoco dell’inganno e della violenza, che dopo un periodo relativamente breve emerge distintamente: bugie, accessi di ira, commenti svalutanti, critiche, silenzi, tradimenti, limitazioni e umiliazioni, a volte anche percosse.
Insomma: la relazione di sogno mostra delle crepe evidenti.
La vittima, tuttavia, tende a non reagire, anche perchè comportamenti del genere sono sapientemente alternati a momenti di affettività e passione. Si entra quindi nella spirale del GASLIGHTING, una parola inglese quanto mai appropriata, per indicare lo stato di stordimento in cui sprofonda la vittima, come fosse sotto l’effetto di un gas narcotizzante, proprio come accade alla rana, quando la temperatura dell’acqua sale.
Non si distingue più quale sia la realtà e chi dei due abbia torto, se stesso oppure l’altra persona (partner, amico, collega, capo, compagno di scuola, e qualunque altro sia il ruolo tossico instaurato) , oppure se si sta solo esagerando per atteggiamenti tutto sommato “normali”.
Se la vittima prendesse sul serio il disagio che sente, potrebbe ancora salvarsi. Ma molto spesso non lo fa, tende a minimizzare, come fa la nostra ipotetica rana mentre l’acqua si surriscalda. Oppure, come la povera rana, ritiene di essere troppo debole, di non avere la forza sufficiente per chiudere la relazione e assumersene le conseguenze.
“Cu prima non pensa, all’ultimu suspira!”, diceva la mia bisnonna.
E infatti chi non si sottrae immediatamente a comportamenti lesivi della propria dignità, quando non addirittura del proprio corpo fisico, rischia di andare incontro all’irreparabile.
Abbiamo sentito in molti l’audio whatsapp della povera Giulia, in cui diceva alle amiche che non sopportava più Filippo, ma non sapeva come sganciarsi, anche perchè lui la ricattava emotivamente minacciando di suicidarsi.
Molti narcisisti adoperano questa tecnica, che è l’ultima di tante, tutte quelle che servono per incatenare la vittima, o per punirla se intende sottrarsi alla manipolazione e all’assoggettamento.
E’ importante ricordare che il narcisista patologico non sente niente, nè quando circuisce la vittima con il love bombing, nè quando la tortura con tutta la sua violenza verbale e fisica, nè quando rimane insensibile alle lacrime e alla sofferenza dell’altra persona, nè, infine, nei casi limite, quando decide di toglierla di mezzo: non prova niente e per questo agisce con tale efferatezza.
Dal mio punto di vista, quando un essere umano arriva alla totale insensibilità, a causa del suo vissuto traumatico che lo trasforma in un automa senz’anima, non è più possibie salvarlo, perchè la salvezza nel suo caso includerebbe rivivere il trauma che lo ha reso impassibile, e non ho mai conosciuto un narcisista che riconoscesse come patologica la sua totale anaffettività.
La vittima, invece, può salvarsi, se riconosce come campanelli di allarme tutte le occasioni disagevoli che ha provato: non quando l’altro la pensa in modo diverso; non quando l’altro sceglie liberamente di non proseguire la relazione; non quando l’altro esprime chiaramente il suo sentire. Questi sono comportamenti normali che attengono alla libertà individuale.
Un campanello d’allarme è invece un comportamento in netta contraddizione con le proprie affermazioni: ti amo, ma ti do quello schiaffo perchè te lo meriti. Sei la cosa più preziosa che ho, ma non voglio che frequenti i tuoi parenti o i tuoi amici. Tengo a te, ma ti tradisco con il primo/la prima che passa perchè ieri mi hai risposto male. Sono tuo amico, ma rivelo ad altre persone le tue confidenze, oppure ti ridicolizzo apertamente. Ti sostengo, ma ti pongo delle condizioni inaccettabili per proseguire la tua carriera. Eccetera, eccetera.
In quelle circostanze bisogna scappare senza voltarsi indietro. A gambe levate.
Altrimenti la fine della rana bollita, in un modo o nell’altro, è assicurata.