Ogni relazione tossica ha come attori un narcisista patologico e un dipendente affettivo.
E’ importante tenere bene a mente che il narcisista patologico non è in grado di provare alcun sentimento e per questo motivo può fare del male a un altro essere umano senza provare scrupolo, pentimento o vergogna.
Un mio conoscente me lo ha anche confessato chiaramente. “Non hai capito, io non sento niente”, mi ha detto.
Questa è la verità: il narcisista non sente niente.
Non sente niente per i genitori, non sente niente per i figli, non sente niente per colleghi, amici e parenti.
Niente di niente.
Oserei dire che non sente niente neanche per se stesso, eccezion fatta per i momenti in cui riesce a soggiogare e maltrattare un’altra persona: in quei casi si sente potente, esultante, quasi felice, perchè trae il suo valore e la sua identità dal potere che riesce a esercitare sull’altro. Tanto più una persona soffre e piange per causa sua, tanto più il suo ego malato gode.
Ho visto un tizio ridere, anzi sghignazzare, al funerale della madre, che probabilmente odiava, e mi è sembrato un chiaro indizio del nulla esistenziale su cui voglio porre l’attenzione.
L’ultimo partner narcisista che ho avuto, ormai molti anni fa, quando ha capito che non ci avrei ripensato e che ero ben decisa a interrompere la nostra relazione, negli ultimi mesi di convivenza si è strappato di dosso, credo inconsapevolmente, tutte le maschere d’occasione che aveva indossato e mi ha mostrato il suo vero volto.
Era il nulla assoluto, il vuoto più totale, un’espressione che non dimenticherò mai di noia cosmica, lievemente increspata dal disappunto di dover cercare altrove nuove fonti di approvvigionamento emotivo.
E’ importante ricordare che il narcisista, declinato al maschile e al femminile, è vuoto di sentimenti, per non illudersi che le fasi iniziali di love bombing siano state autentiche. Niente è autentico in lui, ma tutto è funzionale a fargli/le raggiungere i suoi scopi, che sono essenzialmente pratici: soldi, potere, una casa, la fama, un partner da esibire, ecc.
Il vuoto emotivo ‘giustifica’ per così dire la sua efferatezza nel perpetrare l’abuso, che non è mai ‘monodimensionale’: l’abuso di una relazione tossica è fisico, verbale, psicologico, sessuale, morale e persino spirituale, in quanto il narcisista patologico si appropria dell’essenza altrui per dilaniarla, mentre l’altro, il dipendente affettivo, non comprende più chi è, che cosa vuole, quali siano i suoi valori e i suoi principi, dato il potere del narcisista di confondere e annebbiare le capacità critiche del partner, qualunque sia la relazione di abuso (familiare, professionale, scolastica ecc.).
Per questo motivo è fondamentale che il dipendente affettivo prenda consapevolezza della propria condizione e non rimanga intrappolato nelle spire di una dinamica maligna che può fare ammalare e troppe volte anche morire.
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