Per 45 anni sono stata fermamente convinta che, per avere una dignità, un senso, un valore, come donna e come essere umano, io dovessi avere un uomo che mi amava. A lungo ho cercato qualcuno che mi amasse, senza riuscirci ovviamente, perché partivo da un bisogno, non dal desiderio autentico di amare un’altra persona ed esserne a mia volta riamata. Per decenni, in realtà, ho sofferto di innamoramento compulsivo, cioè mi innamoravo continuamente, e ogni volta credevo di poter realizzare il sogno della mia vita, senza riflettere se quella persona avesse o meno i requisiti per potermi rendere felice e per poter costruire con me la famiglia che io a tutti i costi volevo realizzare. Con le conoscenze apprese oggi, so che a quel tempo ero dipendente dal guizzo di adrenalina che ogni nuova relazione porta nella vita, il guizzo che mi teneva al riparo dall’angoscia del vuoto che sentivo; nello stesso tempo ero dipendente anche dalla delusione che veniva subito dopo, in quanto mi confermava il senso di inadeguatezza che stava alla base del mio sistema di credenze inconsce.
Poi a 45 anni mi è successo di innamorarmi davvero, di una persona che mi ha fatto soffrire moltissimo in vari modi. Grazie a lui, che oggi considero uno dei miei migliori “guru”, ho finalmente imparato che chi ti ama non ti fa del male MAI, che amare significa rendersi vicendevolmente felici, aver cura reciprocamente dei bisogni dell’altra persona come dei propri. Quando ho preso coscienza della profondità del mio sentimento, che non intendeva ricambiare con la stessa moneta il male che lui mi faceva, e del fatto che l’amore non dovesse in alcun modo procurare sofferenza, ho fatto due cose: la prima è stata chiudere quella relazione, sia pure a fatica e con molto dolore, e poi iniziare un percorso terapeutico, per capire finalmente chi ero e perché mi trovavo, praticamente da sempre, in situazioni come quella che stavo vivendo. Allo psicoterapeuta ho detto subito che ero talmente stanca di soffrire che volevo uscirne a qualunque costo, pur di porre fine al dolore costante che fino a quel momento costituiva il sottofondo di tutte le mie relazioni con gli altri. La psicoterapia è stata per me soprattutto un’immersione nella Verità. E la Verità era il fatto che mi trovassi in una relazione disfunzionale con un narcisista patologico, perché soffrivo di dipendenza o co-dipendenza. Questa prima, sconvolgente scoperta ha svelato che il mio sistema di credenze, su cui avevo impostato tutta la vita, era sbagliato, partiva da presupposti errati e aveva creato in me una personalità depressivo- masochistica che attirava le relazioni di abuso. Quindi ho dovuto affrontare la realtà e vedere dove e perché ero diventata una codipendente. Ho scoperto che c’erano delle ferite profonde nella mia infanzia, che ho affrontato una per una e ho accolto. Alcune le ho integrate, altre faranno sempre parte di me, però adesso so riconoscerle e non lascio più che mi agiscano impulsivamente e inconsciamente. Oggi sono in grado di scegliere la vita che voglio vivere, le esperienze che voglio fare e quelle che voglio evitare. Oggi so che la dignità e il valore risiedono in quello che provo dentro di me, non all’esterno. Oggi sono guarita e posso cominciare ad amare ogni cosa e ogni persona, posso scegliere la pace e la bellezza per la mia vita. La felicità che provo per le mie scoperte è talmente grande che ho voglia di condividerle con il maggior numero di persone possibile. Il blog si propone questa finalità.

“La nostra ragione non può assolutamente
trovare il vero se non dubitando;
ella si allontana dal vero ogni volta
che giudica con certezza;
e non solo il dubbio giova a scoprire il vero,
ma il vero consiste essenzialmente nel dubbio,
e chi dubita sa,
e sa il più che si possa sapere.”
Giacomo Leopardi, Zibaldone, 8 settembre 1821, p. 1655