Temo che la recente accusa mossa all’Italia e all’Occidente di avere una struttura patriarcale, come alcuni “opinionisti” ripetono ossessivamente dai media, oltre a solleticare le pretese femministe o post-femministe di rivendicare diritti non ancora concessi alle donne (secondo loro!), celi l’obiettivo di esautorare di fatto ciascuno di noi dalla RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE delle proprie emozioni e delle proprie azioni, causa principale di ogni delitto e di ogni ottima iniziativa.
Eppure in definitiva siamo noi, e soltanto noi, a compiere la scelta fatidica, in un senso o nell’altro.
Buttarla sulla questione sociale del patriarcato, che è anche politica e morale, significa per me continuare la campagna sistematica di deresponsabilizzazione di tutti, dei giovani e giovanissimi in particolare, che ai giorni nostri si persegue nelle famiglie, nelle scuole, associazioni e chi più ne ha, più ne metta.
D’altra parte, l’attualità smentisce nettamente questa tesi di comodo: sbaglio, o ai vertici della politica nazionale ed europea ci sono delle donne? Il presidente della Banca europea è o non è una donna? Alcuni ministeri italiani e di altre nazioni europee, così come alcuni partiti politici, non fanno capo ormai da decenni alle donne? Alle donne sono oggi precluse le professioni un tempo ritenute esclusivamente maschili, come personale delle forze dell’ordine, militari, piloti di aerei, macchinisti e bla bla bla? Certo che no!

Io non ho mai pensato di vivere in un sistema patriarcale, MAI.
Sì, è vero, in alcune famiglie degli anni Sessanta e Settanta il padre comandava e la moglie e figli obbedivano.
Ma ciò non accadeva in TUTTE le famiglie e non accade certamente più oggi.
A casa mia, mio padre era il servitore di mia madre, la vera despota, che tutti noi cercavamo di ingraziarci e accontentare.
Non ci siamo mai riusciti.
Nella sua famiglia d’origine comandava sua madre e suo padre era totalmente fuori gioco.
Anche a casa di mio padre comandava mia nonna, imponendo la sua gravosa autorità ai figli maschi, anche dopo che avevano superato la cinquantina.
Quindi la questione se in casa comandi la madre o il padre è una questione puramente SOGGETTIVA, legata ai singoli individui e al loro livello di evoluzione o involuzione interiore.
Sì, è vero, nella mia vita professionale mi sono state fatte avances che, se avessi accettato, avrebbero accelerato la mia carriera.
Ma io sono stata libera di scegliere, assumendomi le conseguenze delle mie scelte: ho rifiutato e non ho raggiunto i vertici che avrei voluto raggiungere e che meritavo.
Embè? Mi dovrei lamentare? Io ho avuto la possibilità di scegliere e scegliere è un privilegio, non concesso in altri luoghi del pianeta, dove vige, là sì purtroppo!, un patriarcato becero e retrivo.
Conosco numerose donne italiane ed europee che hanno lavori prestigiosi in virtù dei loro meriti. Meriti che i loro capi non hanno mai messo in dubbio: anzi, hanno proposto loro condizioni economiche eccellenti, purchè restassero a lavorare nelle loro aziende/università, ecc.
Il patriarcato odierno si materializza d’incanto soltanto nella vita di quelle donne che, invece, ritengono normale fare carriera mediante compromessi, che usano il corpo per ottenere dagli uomini ciò che gli serve.
Trovo delizioso il vezzo femminile di voler essere gradevoli e, perchè no, anche seducenti, se costituisce una delle possibili espressioni della propria personalità. Sono una donna e mi piace “farmi bella”.
Quando invece la seduttività diventa strumentale, cioè quando l’uomo diventa “funzione” e non “individuo”, allora sì, si precipita nelle tenebre del patriarcato.
Quel “patriarcato”, per intenderci, che serve a un certo tipo di donne per assoggettare, sfruttare e comandare, fingendosi vittime indifese della società maschilista, che in Occidente esiste solo nella loro malafede.