C’è un uomo fermo nel punto più alto dell’isola.
Scruta l’orizzonte, in attesa di una nave che lo venga a prendere per riportarlo a casa.
Il libro comincia dal giorno in cui la vede finalmente arrivare.
Khalil Gibran, autore del famosissimo Il Profeta, non fa sapere al lettore se in precedenza quell’uomo saggio avesse incontrato gli abitanti dell’isola, se li frequentasse con regolarità o solo raramente.
Non ci dice se fossero suoi amici o se avesse vissuto tutto il tempo in solitudine.
Quello che appare evidente è che quelle persone conoscono il valore dello straniero, gli riconoscono un carisma particolare, e quando lo vedono pronto a salpare con la sua nave, gli si affollano intorno, per chiedergli di parlare con loro, un’ultima volta (o forse la prima?) degli argomenti a cui tengono di più, che corrispondono inequivocabilmente ai temi più importanti e comuni a tutti gli esseri umani: amicizia amore, dolore, comunicazione, vita e morte, colpa e castigo.

E un giovinetto disse: Parlaci dell’Amicizia.
Ed egli rispose, dicendo:
Il vostro amico è la vostra esigenza soddisfatta.
E il campo che seminate con più amore e che mietete con riconoscenza.
E la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché da lui vi recate per la vostra fame, è lui che ricercate per la vostra
pace.
Quando l’amico vi apre la sua mente, non abbiate timore di dire «no» nella
vostra propria mente, né trattenete il vostro sì. E quando egli tace, il vostro cuore
non smette di ascoltare il suo cuore.
Poiché, nell’amicizia, pensieri, desideri, attese, tutto nasce ed è condiviso
senza parole, con una gioia priva di plauso.
Se vi separate dall’amico, non rattristatevi.
Poiché ciò che maggiormente amate in lui può meglio risplendere
nell’assenza, così come una vetta appare allo scalatore più chiara dalla pianura.
E non vi sia nell’amicizia altro proposito che l’approfondimento dell’animo.
Poiché l’amore che cerca qualcosa che non sia lo schiudersi del suo proprio
mistero non è amore ma una rete lanciata a caso: nella quale si afferra solo ciò
che è vano.
E sia per l’amico la parte migliore di voi.
Se egli dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca
anche il flusso.
Poiché quale amico è questo vostro che dobbiate cercarlo nelle ore in cui si
uccide?
Cercatelo sempre in ore in cui si vive.
Poiché a lui tocca colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E nella dolcezza dell’amicizia fate che vi siano il riso e la compartecipazione
ai piaceri.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore scopre il suo mattino e ne è
ristorato.